Donnole con le ali
Qualche nota su Bird Box — un film inutile e anche un po’ noioso
Ieri sera ho visto Bird Box, diciamo per “dovere di cronaca”. E allora adesso mi sento appunto in dovere di fare la cronaca. E’ parecchio che non scrivo recensioni per il Kraken (sul glorioso blog “Della stessa sostanza di cui sono fatti i totani” — ora chiuso), ma visto che si è trasferito su Medium, perché non provare ancora?… ed eccomi qui a nutrire il Kraken con un nuovo articolo.
Parto subito con due informazioni sulla recensione stessa: ci saranno spoiler — il film non mi è piaciuto.
Il film non mi è piaciuto fin da subito: ma non l’ho mollato dopo 15’ come faccio talvolta sia perché speravo migliorasse, sia perché avevo anche una curiosità un po’ morbosa per l’espediente; purtroppo il film ha continuato a peggiorare e dopo un po’ è stato chiaro che non era abbastanza cialtrone da offrirmi anche solo una spiegazione ridicola che soddisfasse il mio gusto del lulz; del tipo: “che stupidaggine si saranno inventati? E’ difficile trovare qualcosa di più bizzarro degli alberi…”.
Ad un certo punto mi sono ritrovata che volevo solo vedere come pensavano di uscirne, chiedendomi: dal momento che il film è costruito in modo che il basilisco resti un mistero ed è però ovunque, come verrà risolto il problema di dare un lieto fine? Qui si dev’essere concentrata probabilmente tutta la loro creatività: la soluzione è la Bird Box, la gabbia fatta di uccelli! Non farò commenti su questo patetico tentativo di metafora intelligente.
Ci sono così tante cose che mi hanno irritato in questo film che in effetti mi è difficile un’esposizione organica e me ne scuso; procederò per punti cercando di essere il più possibile sintetica.
- Non se ne può più di inizi di film in cui “oh guarda cosa succede in puttanlandia — chi se ne frega di puttanlandia (Russia, UE, etc..)” e dopo 10 secondi ecco fuori dalla finestra la stessa scena: “sta succedendo anche da noi” (California). Abbiate pietà e trovate un altro modo, magari aprite in medias res e evitate i patetici prologhi con le scene in tv. [Peraltro: se il basilisco basilisca anche in tv come pare avvenga per il povero padrone di casa, com’è che invece tutti guardano tranquilli il notiziario e all’inizio del film sembra che guardare il basilisco in tv non abbia effetto?]
- Perché viene categorizzato come horror un film con scene blande di violenza e una fanta-apocalisse all’acqua di rose? ho letto in una recensione “lotta estrema per la sopravvivenza”; rivedere (solo un esempio) “Stake Land” per qualcosa che somigli ad una lotta estrema per la sopravvivenza. Questo è un film per famiglie.
- Perché se credi anche solo vagamente nella bontà della tua storia e nei tuoi personaggi hai bisogno di mettere comunque degli zombie? Siamo stufi di film di zombie. Gli zombie in questo film sono gli uomini malvagi che, dato che sono malvagi, vedendo il basilisco invece di suicidarsi vanno in giro in gruppi con i fuciloni per zombizzare o eliminare (via suicidio) i buoni. Complimenti davvero, non si era mai visto niente del genere.
- L’apocalisse manichea è così ridicola che risulta insultante.
- La questione “femminile”. Abbiamo un personaggio femminile come protagonista di un film d’azione, ma non facciamo “ooooh!”. Infatti questo della donna-eroina che sa fare tutto (addirittura partorire, oltre a sapere usare il fucile) è diventato un vero e proprio cliché — e proprio come avviene in tutti cliché dobbiamo digerirci la persona fintamente comune che diventa un perfetto survivor. Questa volta la persona comune è a)artista benché figlia di duro allevatore di cavalli e cresciuta in un ranch; b)ricca, ma non viziata perché educata alla disciplina e ai sani valori di una volta (fucile/cavallo etc…) Ovviamente in perfetta forma, bellissima, intelligente e… incinta! Però attenzione non è una brava mamma, perché all’inizio del film è quasi lì per decidere di dare in adozione il suo bambino. Questo suo non accettare il proprio ruolo biologico pesa su tutto il film come LA COLPA, una mancanza gravissima sottolineata di continuo dal suo non avere dato un nome ai bambini che si porta appresso. Il malvagio basilisco (cioè le orride presenze) continua ad infestare tutti e tutto, infatti, ma quando lei, ad un passo dalla salvezza eppure nel momento di massimo pericolo
1)dice “non prenderai i miei figli” riconoscendo FINALMENTE il proprio ruolo biologico [e rivolgendosi alle creature come ad un essere con cui parlare?!]
2)si lancia nel monologo più palloso del film cercando di richiamare la bambina a sé [speravo fosse passata al lato oscuro per creare almeno un piccolo twist prima dell’ovvio e scontato finale], mostrando il suo lato “materno” e disconoscendo come errati i momenti educativi CORRETTI (!)
solo allora, il basilisco se ne va e le permette di arrivare sana e salva nella bird box. Cioè: fino a che non si mostra una povera demente piagnucolosa e non disconosce la razionalità che peraltro le ha permesso di arrivare lì [modulo l’assurdità generale della situazione], il malvagio basilisco è un pericolo. Poi, quando lei si trasforma nell’incubatore di nuovi piccoli umani, tutto va per il meglio.
- L’assurdità dell’espediente: davvero riusciamo a sospendere l’incredulità di fronte a “le presenze cattivone che se le guardi vuoi suicidarti (o magari diventi malvagio? o solo se lo eri già? — aspetto molto nebuloso, tanto serviva solo a creare l’effetto zombie) ma per fortuna ti puoi mettere una benda e allora tutto ok, puoi vivere bendato anche per 5 anni e andare giù per un fiume per giorni e fare anche le rapide” AH AH non si riesce a rimanere seri mentre lo si racconta!
Lo so comunque, la colpa è mia che l’ho visto: però sto cercando di rimediare avvertendovi. Se proprio volete vederlo, mettetevi una benda.
Se invece volete vedere qualcosa di bello, profondo e interessante nel “genere”, guardatevi Leftovers: una puntata a caso è meglio di questo film.
Denise Bresci