Lasciamoli in pace, gli animali notturni

Dreaming Kraken
3 min readFeb 5, 2019

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Dopo averne rimandato più volte la visione, decidiamo di dedicare un po’ di tempo ad Animali Notturni, il famoso film di Tom Ford di cui tanto bene si è parlato.

Non voglio annoiare il lettore più di quanto mi sia annoiata io (forse è impossibile) e quindi andrò direttamente al punto. Il film è incapace di emozionare o di interessare; la sceneggiatura è superficiale e scontata; gli attori fanno dubitare delle loro capacità anche il più ben disposto degli spettatori.

La storia è così insulsa che invano abbiamo aspettato un controfinale o un particolare che potesse di colpo rivelare che tutta la banalità che avevamo subito era solo una cornice per… un fake per… un simulacro di trama per ingannarci. E invece niente.

[SPOILER]

E’ davvero solo la storia di una donna ricca e annoiata che improvvisamente, dopo vent’anni, ripensa alle sue scelte di vita (abbandonare il marito che aveva sposato per amore/far dispetto alla propria madre, per sposare un altro uomo, più ricco; abortire nonostante la sua asserita fede cattolica; dedicarsi a mettere in mostra l’arte altrui invece di creare la propria).

Questo ripensamento nel film è narrato da scene tutte uguali in cui lei legge con aria accorata, per lo più a letto o sul divano, all’interno della sua casa favolosa, talvolta piangendo o spaventandosi. E cosa legge? Qualche profondo capolavoro della letteratura capace di smuovere le sue più recondite emozioni? Qualche potente manuale di psicologia che risvegli i suoi rimossi? Qualche frivolo ma efficace instant book di un life coach all’ultima moda? No, legge una storiellina di serie B che il suo ex marito ha scritto e le ha mandato per posta in forma di dattiloscritto, perché lei sia la prima “lettrice”. La storiellina di serie B sembra proprio la sceneggiatura di un film di serie B e infatti questo è poi il film che ci tocca di vedere: perché man mano che lei legge, ci vengono mostrate le scene lette e quindi ci troviamo a vedere un film nel film. Se il primo film è noioso (è fatto solo di scene di lei in lussuosi interni), il secondo film è forse peggio: scontato, prevedibile, con battute pessime (forse a indicare che l’ex marito era davvero un fallito come scrittore) e una violenza posticcia; a tratti involontariamente ridicolo tanto sono stereotipati e piatti i personaggi.

Probabilmente l’idea era che, usando le facce dell’ex marito e della protagonista come facce dei protagonisti del B-movie, lo spettatore avrebbe creduto erroneamente (ohibò) che la trama del B-Movie fosse vera e quindi rappresentasse il passato della nostra protagonista. Ma questo non può succedere nemmeno al più distratto degli spettatori: i tempi non tornano, gli eventi non possono corrispondere. Quindi: sì, è proprio un B-Movie raffazzonato dentro un film patinato e noioso.

Dal momento che la protagonista non ci interessa affatto, il film non si salva nemmeno grazie ai flashback che dovrebbero spiegarci perché, come e quando lei abbia lasciato il suo primo marito, lo scrittore del romanzetto: e non si salva anche perché quelle sono forse le scene peggiori del film, in quanto le battute sembrano uscire direttamente dai foglietti dei baci perugina o dei biscotti della fortuna visto che si tratta solo di luoghi comuni e banalità.

Almeno, le batture del B-Movie le avrebbe asseritamente scritte un fallito. Le altre invece, sarebbero quelle per cui si è pagato il biglietto.

Denise Bresci

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Della stessa sostanza di cui sono fatti i totani — We are such stuff as squids are made on

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